Bitcoin: la nuova strategia economica degli Stati Uniti
Dalla diffidenza alla piena integrazione. Così Bitcoin entra nei piani di Washington.
C’era un tempo in cui Bitcoin veniva liquidato come una bolla speculativa, un passatempo per anarchici digitali e sviluppatori visionari. Quella narrazione oggi sembra appartenere a un’altra epoca. Negli Stati Uniti — la culla della finanza globale — qualcosa è cambiato. Non solo nei mercati, ma nei corridoi del potere. Bitcoin non è più soltanto un asset: è diventato un elemento strategico nel nuovo ordine economico mondiale.
Uno scenario globale in rapido mutamento
Nel giro di un decennio, il panorama finanziario globale si è trasformato. La pandemia, l’inflazione post-COVID, le tensioni con la Cina e la crisi delle filiere hanno accelerato la digitalizzazione della moneta. Intanto, mentre l’Europa annaspa tra regolamenti stringenti e divisioni interne, e la Cina spinge il proprio yuan digitale in Africa e Asia, gli Stati Uniti hanno cominciato a tessere silenziosamente una nuova strategia: integrare Bitcoin nel cuore del proprio sistema economico.
Non si tratta di un’adozione diretta come nel caso di El Salvador. Qui, l’approccio è più sottile, ma forse ancor più potente: regolamentare, integrare e dominare il mercato globale delle criptovalute, a partire da Bitcoin.
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I segnali del cambiamento: quando il potere si piega all’algoritmo
1. ETF Spot: l’inizio dell’invasione istituzionale
Nel gennaio 2024, la SEC ha finalmente approvato una serie di ETF su Bitcoin spot. Un evento storico. BlackRock, Fidelity, ARK 21Shares e altri giganti finanziari hanno lanciato prodotti che permettono agli investitori di accedere a Bitcoin senza dover gestire wallet o chiavi private.
A distanza di pochi mesi, oltre 36 miliardi di dollari sono confluiti nei nuovi ETF. Un’iniezione di capitale che ha spinto Bitcoin oltre quota 94.000$ ad aprile 2025, segnando un nuovo all-time high post-halving.
Questa apertura ha due significati:
- Il governo ha deciso di accettare Bitcoin come classe di asset legittima.
- Le istituzioni finanziarie stanno ora lavorando con il sistema crypto, non più contro.
2. Il mining come infrastruttura strategica
Gli Stati Uniti oggi detengono circa il 36% dell’hashrate globale. Uno sviluppo non casuale.
Dal Texas al North Dakota, si stanno aprendo veri e propri distretti energetico-minerari, dove data center crypto si alimentano con surplus energetici, rinnovabili e perfino impianti nucleari dismessi. In alcuni casi, il mining viene utilizzato per stabilizzare la rete elettrica, assorbendo l’eccesso di produzione solare ed eolica.
Nel 2024, il Dipartimento dell’Energia ha firmato un memorandum con alcuni colossi del settore per sviluppare modelli di mining sostenibile e creare occupazione locale in zone economicamente depresse.
Non si tratta solo di business. Si tratta di potere energetico, tecnologico e geopolitico.
3. Riserve federali in Bitcoin?
Nel marzo 2025, un ordine esecutivo ha istituito una “digital reserve” federale, inizialmente composta da BTC sequestrati in operazioni criminali. Ma alcuni analisti ritengono che questa riserva possa essere ampliata, diventando un vero e proprio fondo strategico per bilanciare il dollaro in uno scenario multipolare.
Già oggi il Tesoro detiene oltre 215.000 BTC sequestrati, per un valore attuale superiore a 20 miliardi di dollari. Questi asset potrebbero essere messi a frutto in futuro per sostenere politiche monetarie o, più probabilmente, per esercitare influenza nei mercati crypto globali.
Perché gli Stati Uniti hanno bisogno di Bitcoin
La risposta non è solo finanziaria. È geopolitica.
Nel nuovo ordine globale:
- La Cina punta a espandere il proprio yuan digitale nel Sud del mondo, aggirando SWIFT.
- Le CBDC diventano strumenti di sorveglianza e controllo nei regimi autoritari.
- Le stablecoin ancorate al dollaro si diffondono nei paesi con alta inflazione, spesso più del dollaro stesso.
Gli Stati Uniti hanno colto un’opportunità: usare Bitcoin — neutrale, open source, globale — come strumento per proiettare il proprio potere economico, senza doverlo necessariamente controllare.
Una mossa alla Sun Tzu: “vinci senza combattere”.
Verso una nuova dottrina economica
Ciò che sta emergendo è una nuova dottrina americana, che potremmo definire:
Bitcoinismo pragmatico: accogliere Bitcoin come asset strategico, lasciandolo libero, ma assicurandosi che la sua infrastruttura, la sua finanza e i suoi flussi passino per gli Stati Uniti.
L’obiettivo?
- Dominare il settore dei servizi finanziari crypto.
- Controllare i nodi cruciali della rete (mining, custodia, scambi).
- Influenzare le narrative globali sulla regolamentazione.
In questo contesto, Bitcoin non è solo moneta. È soft power digitale.
Conclusione
Il rapporto tra gli Stati Uniti e Bitcoin è cambiato radicalmente. Da minaccia a strumento di potere economico e geopolitico, Bitcoin oggi viene integrato — con cautela ma decisione — nella visione strategica americana.
Mentre il mondo guarda con sospetto e curiosità, Washington gioca la sua partita. E questa volta, la blockchain è uno dei campi da gioco principali.
Questo articolo è fornito a scopo informativo e non costituisce un consiglio di investimento.
Gli investimenti in criptovalute sono altamente volatili e non regolamentati in alcuni paesi dell’UE. Nessuna tutela dei consumatori. Potrebbero essere applicate imposte sugli utili.
Foto di Bastian Riccardi da Pixabay